Spia per scommessa
Spia per scommessa
Di Alberto MoraviaDue uomini si incontrano in mezzo ad una strada deserta, durante il crepuscolo. Si tratta di uno scrittore (il narratore) e un certo T., che dietro agli occhiali neri di un nero assoluto, viene immediatamente riconosciuto: il suo nome è apparso nelle liste delle spie dell'Ovra, Opera Vigilanza (o Volontaria) Repressione Antifascismo. Il Signor T., notando il senso di ripugnanza dello scrittore, dice all'altro che se lo desidera può cambiare strada. Lui però vorrebbe rivelargli le motivazioni che lo hanno condotto a entrare nell'Ovra. Non si è trattato né di paura, né tanto meno di convenienza, bensì di una scommessa, il suo punto debole. Fin da bambino, T. è divorato da quello che lui definisce una specie di amor proprio: gli basta che qualcuno gli dicesse "scommetto che non hai il coraggio di farlo" e lui si cimentava a fare anche la cosa che più gli ripugnava. Non per coraggio, ma soltanto per provare che "un uomo può far qualsiasi cosa, è una questione di tecnica". Così una volta in carcere, senza che nessuno gli avesse fatto alcuna proposta, decide di entrare nell'Ovra. Certo era antifascista, ma non avrebbe mai fatto la spia, però poi il suo solito demone cominciò ad attivarsi perché quello che gli ripugnava di più era proprio il mestiere di spia e così decise di farlo e continuò per anni. "Spia per scommessa" è un racconto breve di Alberto Moravia contenuto in "Racconti dispersi" pubblicati nel 1924. "Spia per scommessa" è letto da Valerio Binasco.