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Prendo la sciarpa e vengo da te -

Sembra impossibile che segua ancora te, questa è una malattia che non va più via, vorrei andar via, vorrei andar via di qua ma non resisto lontano da te. Queste, sulla musica di Sloop John B dei Beach Boys, sono le parole di un notissimo coro da stadio.Lo cantano migliaia e migliaia di tifosi, in curva, ogni volta che gioca la loro squadra, animati da una passione che, nonostante tutto, non vuole proprio saperne di sparire. Negli ultimi trent'anni il calcio è cambiato radicalmente e ha perso molti degli aspetti romantici e popolari che ci hanno avvicinato, da bambini, a questo sport, facendoci innamorare perdutamente e incondizionatamente di squadre per cui poi, col passare del tempo, abbiamo fatto ogni tipo di follia, ogni tipo di sacrificio. Nonostante le innumerevoli "manovre" per demotivare la gente ad andare allo stadio spingendola sempre di più alla comoda visione delle partite sul divano del salotto, nonostante una repressione spesso cieca e indiscriminata nei confronti delle tifoserie organizzate, nonostante gli enormi ed asfissianti interessi economici in ballo, tutte le volte che possiamo noi siamo lì, al nostro posto, stretti l'uno vicino all'altro, in casa e in trasferta. Ovunque e comunque. Intoniamo cori, sbandieriamo, soffriamo come pazzi, ci abbandoniamo a gioie incontrollabili e a incontrollabili sofferenze. Spesso solo per la maglia. Non c'è niente da fare, è più forte di noi: anche se la ragione non fa che suggerirci di lasciar perdere, continuiamo fermamente a crederci, sobbarcandoci migliaia e migliaia di chilometri in auto, moto, treno, in nome dei colori del nostro club (che spesso abbiamo tatuati sulla pelle, oltre che scolpiti nel cuore) urlando a squarciagola cose come "non conta la partita, mi basta star con te" insieme ai nostri fratelli di fede. Bisogna ammetterlo: spesso ci sentiamo un po' idioti. Allora diciamo Basta questa è davvero l'ultima volta. Poi, quella dopo, siamo di nuovo in curva, al nostro posto. "Prendo la sciarpa e vengo da te", un podcast di auto mutuo aiuto per tifosi di calcio traditi ma nonostante tutto ancora molto ma molto innamorati, racconta storie di tifo calcistico, prevalentemente dagli anni 70/80/90. Aneddoti, testimonianze dirette di domeniche infuocate, di trasferte epiche, di cabale spesso surreali. Vicende di bambini, ragazzi, donne, uomini visceralmente appassionati della loro squadra. Ultrà, semplici tifosi, gente profondamente innamorata e non sempre ricambiata, gente che ha vissuto in prima persona un football che non c'è più, tutto l'immaginario gli stava intorno e che ricordiamo con quella nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi. Perché diciamo di voler andar via ma poi non ce la facciamo? Perché non resistiamo lontano da lei, dalla nostra squadra? Difficile trovarla, una risposta. Forse nemmeno la vogliamo. Forse, nemmeno la cerchiamo. Testi Michele Bitossi (con la collaborazione di Marco Bariletti).Interviste Michele Bitossi.Montaggio, audio regia e sound design Filippo Quaglia, Ale Bavo, Raffaele Rebaudengo per Stellare.Contenuti video: Stefano Piccardo Musiche originali: Michele Bitossi/Stellare.Registrazione, missaggio e Mastering: Stellare.Da un'idea di Michele Bitossi.Scritto da Michele Bitossi con la collaborazione di Marco Bariletti

Lista episodi

25 Set 2024

1. Enrico Brizzi e la sua sciarpa del Bologna

Prima ancora che per la squadra il mio cuore ha cominciato a battere per la curva.Sono parole, decisamente eloquenti, dell'autore di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", "Bastogne" e di tanti altri libri che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare più di una generazione. Provateci voi a crescere in una casa distante cento metri dai gradoni del Dall'Ara senza rimanere completamente stregati dall'atmosfera che si respira fuori e dentro quello stadio. Enrico Brizzi e il Bologna FC: un legame profondissimo fatto di slanci indimenticabili, di dolorosi allontanamenti, di incoscienza giovanile, di dubbi, di consapevolezza, di ritorni, di sacrifici e di tanto altro. Il calcio champagne di Maifredi, gli anni delle campagne europee con le trasferte leggendarie a Marsiglia e Istanbul, le magie di Beppe Signori, le telefonate a casa del mai dimenticato Klas Ingesson prima delle partite, la gioia liberatoria di vivere i colori dell'amato club insieme alla propria ballotta, da sbarbi accampati sui treni speciali prima, da "vecchi" con l'abbonamento nei distinti poi.
36 min
25 Set 2024

2. Sabine Bertagna e la sua sciarpa dell'Inter

Trasformare la propria passione smodata anche in un lavoro: Sabine Bertagna c'è riuscita, passando dalla curva alla tribuna stampa, per occuparsi giornalmente della sua squadra del cuore, l'Inter. E' emozionante vedere i suoi occhi che brillano quando ricorda la prima partita vista a San Siro, le sgroppate di Nicola Berti, le magie del Fenomeno Ronaldo, il lancinante 5 maggio 2002 all'Olimpico contro la Lazio, l'invasione dei tifosi nerazzurri ad Appiano Gentile e la commovente carica la squadra prima del derby decisivo per lo scudetto della seconda stella. Senza dimenticare il condottiero Josè Mourinho, l'incredibile anno del triplete, l'interismo/isterismo vissuto in famiglia e il fatto che ci sia ancora parecchio da lavorare a proposito di certi pregiudizi di genere quando si parla di calcio, tifato, commentato e giocato, nonostante alcuni significativi passi siano stati fatti.
37 min
25 Set 2024

3. Pietro Sermonti e la sua sciarpa della Juventus

Lo avreste mai detto che il più importante "Dantista" Italiano disegnava i gol della sua squadra del cuore dietro le ante degli armadi? Con un papà del genere (lo stesso che quando il figlio gli propone di fare un viaggio a Jœuf sulle tracce di Platinì gli risponde Certo, andiamo!) Pietro Sermonti difficilmente avrebbe potuto salvarsi dal diventare un tifoso sfegatato della Juventus. Quello dell'ormai mitico Stanis La Rochelle di Boris per la Vecchia Signora è un amore devastante, nato il 2 ottobre del 1977, quando la Juve perde 3-0 contro la Lazio all'Olimpico, ma un bambino di sei anni vene rapito per sempre da quelle maglie bianconere che entrano sul verde smeraldo del campo, circondato dalla pista di atletica. Il sogno di una carriera da calciatore professionista infrantosi proprio giocando nelle giovanili della Juve, una miriade di aneddoti a dir poco gustosi, la ferita ancora aperta dell'Heysel, la consapevolezza che, nonostante i luoghi comuni, tifare quella squadra non è una cosa così semplice.
38 min
25 Set 2024

4. Damir Ivic e la sua sciarpa dell'Hellas Verona

Damir Ivic, una delle penne più autorevoli del giornalismo musicale italiano, è la dimostrazione che fosse praticamente impossibile per un bambino veronese di dieci anni rimanere immune all'incredibile Hellas guidato da Osvaldo Bagnoli, promosso in serie A nel 1982, qualificato per la coppa Uefa la stagione successiva e addirittura Campione d'Italia nell'84/85. Uno scudetto a dir poco storico, una vicenda probabilmente irripetibile che dimostra, tuttavia, come il calcio possa regalare, a volte, favole che sovvertono ogni tipo di pronostico.Una volta diventato tifoso, tuttavia, Damir si è fatto carico non solo delle parentesi gloriose della sua squadra ma l'ha seguita in tutte le sue vicissitudini, spesso complicate, se non addirittura drammatiche, come per esempio il playout di serie C contro la Pro Patria, risolto in extremis dall'uzbeko Zeytulaev.Damir Ivic ci regala anche una visione interessante del tifoso di calcio, affrontando con lucidità tematiche delicate e scomode che riguardano le curve italiane e, in particolare, la Sud di Verona.
36 min
25 Set 2024

5. Marta Elena Casanova e la sua sciarpa della Sampdoria

Nel libro "Tifose", una vera e propria enciclopedia del football dal punto di vista femminile, Marta Elena Casanova mostra come le donne siano diventate in tutto il mondo sempre più interessate e partecipi delle vicende calcistiche, dopo aver lottato per essere accettate, senza pregiudizi e limitazioni, negli stadi. Tra le tante storie di appartenenza, aggregazione, passione ed emozioni da condividere, di pazzie fatte per seguire le trasferte, di viaggi e nuove amicizie c'è anche la sua, quella di una bambina di undici anni che un giorno del 1991 chiede a suo padre di portarla allo stadio per vedere dal vivo la squadra di cui tutti parlano: La Sampdoria di Vialli e Mancini. Detto fatto, scoppia un amore che porterà a seguire la sua squadra un po' ovunque (tranne che ai derby…) e si concretizza anche un famoso slogan, questa volta però al contrario: "di figlia in padre".
32 min
25 Set 2024

6. Riccardo Cucchi e la sua sciarpa della Lazio

Mi hanno chiesto per quarant'anni quale fosse la mia squadra del cuore. Rispondevo sempre: "Se c'è una squadra nel mio cuore lo saprete sempre solo quando andrò in pensione". Al termine del suo ultimo collegamento (Inter-Empoli della 24ª giornata di campionato di Serie A), Riccardo Cucchi svela finalmente un segreto custodito per quarant'anni: è da sempre tifosissimo della Lazio.Il pensiero vola al primo, mitico, scudetto del 1974, vissuto in curva Nord da un ragazzo che mai e poi mai avrebbe immaginato la sua voce annunciare in diretta radio, ventisei anni più tardi, la vittoria del secondo titolo della storia biancoceleste, a uno stadio Olimpico stracolmo e in trepidante attesa. Dopo aver raccontato in diretta centinaia di partite, otto Olimpiadi, sei Mondiali di calcio, tra cui quello di Germania 2006, Riccardo Cucchi, uno dei radiocronisti più importanti del nostro Paese, al pari di altri giganti come i maestri Ameri, Ciotti e Provenzali, è tornato a tifare la sua Lazio, non certo in tribuna, ma da "ragazzo di curva".
31 min
25 Set 2024

7. Paolo Nori e la sua sciarpa del Parma

Io le partite le guardo con la pancia. Oppure: A me piacciono due cose che fanno piangere: la letteratura russa e le partite del Parma. Ascoltare Paolo Nori parlare della sua grande passione per il club gialloblu è un'esperienza da fare, a prescindere dal fatto che tu sia un appassionato di calcio o meno. Nonostante in famiglia si professasse la fede milanista, fin da bambino Nori ha scelto la squadra della sua città, che non ha mai smesso di seguire, anche quando i biancocrociati, dopo i fasti dell'era Tanzi, si sono ritrovati a calcare i campi della quarta serie. Anzi, sempre per citare Nori: "E' quando le cose vanno bene, quando ne vinciamo due o tre di fila, che inizio a preoccuparmi". Un gol di Kamara al centesimo minuto, lo spareggio salvezza vinto contro il Bologna, il fastidio per i pareggi, le sensazioni che si provano in curva sia nella buona che nella cattiva sorte, la stima incondizionata per Dino Baggio… Questo e altro, per entrare nel mondo dello scrittore parmigiano che ama dire: Tifo Parma per tutto il freddo che ho preso.
31 min
25 Set 2024

8. Pierluigi Ferrantini e la sua sciarpa della Roma

8 dicembre 1982. All'Olimpico si gioca Roma-Colonia, ritorno degli ottavi di finale di coppa Uefa. Ai giallorossi, sconfitti all'andata 1-0, serve un'impresa. Che arriverà, grazie al gol del "divino" Falcao nei supplementari. Pierluigi Ferrantini, bambino già instradato alla fede giallorossa da un papà tifosissimo, quel giorno era allo stadio, sotto la pioggia battente, insieme a lui. E' stato il suo battesimo di fuoco, la prima partita di cui ha memoria nitida, la prima di centinaia e centinaia a venire, vissute allo stadio o con l'orecchio attaccato alla radiolina. Il leader dei Velvet, conduttore radiofonico e manager musicale ripercorre momenti drammatici, (uno su tutti la finale di coppa Campioni persa ai rigori contro il Liverpool nel 1984) e gioie epocali, come lo scudetto del 2000. Quella dei Ferrantini è una vicenda che testimonia come la vera fede calcistica si tramanda di generazione in generazione, cementa rapporti, fa sentire un po' meno soli nella condivisione di enormi soddisfazioni e dolori indelebili.
32 min
25 Set 2024

9. Federico Russo e la sua sciarpa della Fiorentina

Seconda metà degli anni ottanta: Federico è un bambino che col pallone tra i piedi promette piuttosto bene. In cameretta ha un poster del suo idolo, Roberto Baggio, che prima lo farà innamorare oltre modo della squadra della sua città, la Fiorentina, poi gli infliggerà il primo vero dolore da tifoso, andando a giocare nella Juventus.Gli abbonamenti in curva Fiesole, i gol pazzeschi di Batistuta in Champions, quelli di Riganò in serie C2, lo scippo di Monaco contro il Bayern, la fede viola mai sopita nonostante la vita e il lavoro abbiano portato Federico Russo, una delle voci più amate del panorama radiofonico nazionale, oltre che showman a tutto tondo, lontano dalla città in cui è nato e cresciuto e che ama alla follia.
34 min
25 Set 2024

10. Omar Pedrini e la sua sciarpa del Brescia

Domenica sveglio presto, anche se ieri è stata dura griderai un po' di più. La gente del tuo quartiere con la voglia di cambiare, saluta te, sorride un po'. Ci sarò, ci sarò, lì con voi, Curva Nord. Sono i primi versi di "Curva Nord", una canzone che Omar Pedrini ha scritto di ritorno da una trasferta epica ad Avellino, al seguito del suo amato Brescia 1911. È un brano particolarmente sentito in cui si racconta cosa significa fratellanza, senso di appartenenza, sostegno incondizionato ai colori del proprio club. Tutte cose che che lo "zio rock", ex leader dei Timoria e artefice di numerosi progetti artistici solisti, conosce assai bene, data la sua militanza curvaiola, iniziata una domenica di gennaio del 1980. Al Rigamonti si giocava Brescia-Verona. Finì in pareggio, ma è un dettaglio insignificante: da quel giorno la vita di Omar cambiò per sempre. La disarmante sincerità nel raccontare la propria vicenda di tifoso e quella del movimento ultrà, troppe volte affrontata dai media in maniera stereotipata, l'emozione nel parlare di Darione Hubner, di Hagi e Lucescu, di Gino Corioni, Carletto Mazzone, Egidio Salvi…
37 min
25 Set 2024

11. Francesco Lettieri e la sua sciarpa del Napoli

"Il primo abbonamento in curva che ho fatto è stata un'orribile serie B con Max Vieri centravanti".La passione di Francesco Lettieri per la squadra della sua città esplode nel momento probabilmente più buio della storia del club partenopeo.Già, perché se sei un tifoso azzurro e sei nato a metà degli anni ottanta, è pacifico che di Maradona & Co. hai sentito solo parlare e ti tocca fare i conti con "Il Napoli più brutto degli ultimi 50 anni". D'altra parte è facile salire sul carro quando tutto gira nel verso giusto. Forgiarsi in serie C, dopo un fallimento, quando la tua squadra del cuore ha perso anche il suo nome, è tutta un'altra cosa.Un rapporto tanto intenso quanto particolare, quello del regista classe 1985 con il Napoli e con Napoli. Una sorta di "odi et amo" di Catulliana memoria, espressa in un film emblematico e "problematico" come Ultras, nonché in tutto il lavoro visivo svolto al fianco dell'artista Liberato.
27 min
25 Set 2024

12. Alioscia Bisceglia e la sua sciarpa del Torino

Sei un bambino fortunato, hai solo otto anni e hai già visto il Toro vincere uno scudetto, chissà quando ti ricapiterà di nuovo. Così dice ad Alioscia, dandogli un pizzicotto affettuoso sulla guancia, lo stopper del Torino Roberto Mozzini, nei pressi degli spogliatoi dello stadio Comunale. E' il pomeriggio del 16 maggio del 1976, Torino-Cesena è terminata da qualche minuto e i granata, allenati da Gigi Radice, sono matematicamente campioni d'Italia. E' il settimo scudetto della loro storia, il primo dopo la tragedia di Superga. Quella del leader dei Casino Royale per il Torino FC è una passione viscerale, trasmessa da papà Michele, il "parrucchiere comunista", storico "insider" nel mondo del Toro degli anni settanta e ottanta.
28 min