Suona l'una Le case del suono
Le case del suono
La parola "ambiente" è senza dubbio, oggi, uno dei termini più diffusi e richiamati, sia nel discorso pubblico che in quello privato. Ma che cosa accade se la mettiamo accanto alla parola musica o meglio ancora alla parola suono? Se fossero due elettrodi si spigionerebbe all'istante una piccola tempesta di scintille concettuali: si può infatti intendere l'ambiente come spazio architettonico, come il luogo fisico dentro il quale la musica è nata o al quale è stata destinata: la basilica precristiana per il canto romano antico, la "stanza della musica" per il madrigale cinquecentesco, la basilica gotica per la nascita della polifonia, ecc… Oppure si può interpretare l'ambiente come paesaggio sonoro, ossia come quell'insieme di fenomeni acustico sonori che la musica ha sempre cercato di "imitare" o di evocare: le grida degli uccelli, il suono delle armi, il mormorio dei fiumi e dei ruscelli, il rumore di un treno, i suoni di una città… O ancora la parola ambiente può essere tradotta con l'espressione "spazio sonoro": quando cioè il suono, generato o meno da apparecchiature elettroacustiche, disegna un suo proprio spazio immaginario, indipendente dal luogo reale in cui viene diffuso. Ancora: la l'ambiente può essere associato alle cosiddette architetture musicali, ossia alle forme attraverso le quali la musica si dispone lungo l'asse del tempo generando misure e proporzioni sue proprie: come ad esempio l'aria col da capo, la forma sonata, il rondò, il mottetto isoritmico… E infine l'ambiente può essere inteso come spazio mentale: quando cioè la musica, agendo sulla leva del tempo, disegna uno spazio interiore del tutto soggettivo generato dalla fisionomia della percezione: la "forma lunga" delle sinfonie di Mahler, la forma breve delle opere pianistiche di Schumann o degli aforismi di Webern, la musica iterativa, ecc… "Le case del suono - Musica e ambiente: architettura, paesaggio, spazio, mente", di Guido Barbieri. A cura di Federico Vizzaccaro.