Io vado. Storia e leggenda di Ottavio Bottecchia - Extra
Un eroe felicemente antieroico. Un campione tutto fatica, lavoro e bontà. Uomo semplice e atleta portentoso. Molto senso del dovere e buona dose di fatalismo. Soprattutto, più silenzi che parole, e tanta voglia di fare, di andare. Non per niente il suo motto è mi vae, io vado, e andava. Pedalava più forte di tutti. La vita di Ottavio Bottecchia è una leggenda concentrata in pochi anni. Nato in Veneto a San Martino di Colle Umberto il 1º agosto 1894, è il primo italiano a vincere il Tour de France, la corsa più massacrante ed epica di ieri e di oggi. Accade nel 1924, l'anno del delitto Matteotti e della definitiva affermazione del fascismo. E nel 1925 lo rivince, confermandosi il più forte di tutti. A trent'anni è l'icona dello sport italiano nel mondo. Non ne ha ancora 33, quando il 15 giugno 1927 muore all'ospedale di Gemona del Friuli in seguito all'aggressione di un manipolo di fascisti. La sua epoca è quella del ciclismo eroico. Fatiche e rischi imposti da organizzatori come Henri Desgranges, primo mitico patron del Tour de France, risultano al limite del sadismo. E però, Bottecchia è questo: "Il ciclismo è un bel mestiere! Quando ero carrettiere di legname in Friuli, nel 1920, e partivo la notte con dieci gradi sottozero, soffrivo certo di più che se avessi fatto Tourmalet e Galibier insieme. E prendevo soltanto dieci franchi al giorno". Di quel ciclismo e di quei tempi Bottecchia è fra gli interpreti migliori. Forse unico, come dimostra la sua storia.Un podcast scritto e raccontato da Gian Luca Favetto.Con le testimonianze di Claudio Gregori, Giancarlo Brocci, Luca Corsolini.Realizzato con Daria Corrias e Federica Barozzi.Tecnici di studio: Davide Avagnina e Andrea Garzero.Finalizzazione e mix suono: Massimo Verolini.Segreteria organizzativa: Barbara Mittiga.Responsabile produzione: Cristiana Castellotti.
Io vado. Storia e leggenda di Ottavio Bottecchia
Un eroe felicemente antieroico. Un campione tutto fatica, lavoro e bontà. Uomo semplice e atleta portentoso. Molto senso del dovere e buona dose di fatalismo. Soprattutto, più silenzi che parole, e tanta voglia di fare, di andare. Non per niente il suo motto è mi vae, io vado, e andava. Pedalava più forte di tutti. La vita di Ottavio Bottecchia è una leggenda concentrata in pochi anni. Nato in Veneto a San Martino di Colle Umberto il 1º agosto 1894, è il primo italiano a vincere il Tour de France, la corsa più massacrante ed epica di ieri e di oggi. Accade nel 1924, l'anno del delitto Matteotti e della definitiva affermazione del fascismo. E nel 1925 lo rivince, confermandosi il più forte di tutti. A trent'anni è l'icona dello sport italiano nel mondo. Non ne ha ancora 33, quando il 15 giugno 1927 muore all'ospedale di Gemona del Friuli in seguito all'aggressione di un manipolo di fascisti. La sua epoca è quella del ciclismo eroico. Fatiche e rischi imposti da organizzatori come Henri Desgranges, primo mitico patron del Tour de France, risultano al limite del sadismo. E però, Bottecchia è questo: "Il ciclismo è un bel mestiere! Quando ero carrettiere di legname in Friuli, nel 1920, e partivo la notte con dieci gradi sottozero, soffrivo certo di più che se avessi fatto Tourmalet e Galibier insieme. E prendevo soltanto dieci franchi al giorno". Di quel ciclismo e di quei tempi Bottecchia è fra gli interpreti migliori. Forse unico, come dimostra la sua storia.Un podcast scritto e raccontato da Gian Luca Favetto.Con le testimonianze di Claudio Gregori, Giancarlo Brocci, Luca Corsolini.Realizzato con Daria Corrias e Federica Barozzi.Tecnici di studio: Davide Avagnina e Andrea Garzero.Finalizzazione e mix suono: Massimo Verolini.Segreteria organizzativa: Barbara Mittiga.Responsabile produzione: Cristiana Castellotti.
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