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Città sonore -

Cinque città di suono, cinque paesaggi sonori, reali o immaginari, ritrovati negli archivi storici della radio, ci giungono da luoghi e tempi diversi: Berlino 1930, Milano 1954, New York 1956, Tokyo 1957, Napoli 1978. Tra teorie e utopie del paesaggio sonoro, tecniche pionieristiche di registrazione, improvvisazioni e presa diretta, microfoni e nastri magnetici, musica di strada, folk, jazz, musica concreta ed elettroacustica, magnetofoni, modulatori di frequenza, oscillatori sinusoidali, generatori di rumori, rumore bianco, traffico, frenesia industriale, chiasso e vociare, narrazione radiofonica e scrittura, manipolazione e montaggio, in questi documenti audio ritroviamo tutti i mezzi e gli esperimenti di una ricerca sonora che attraversa un secolo, e le sue metropoli. Berlino 1929, Milano 1954, New York 1956, Tokyo 1957, Napoli 1978. Materiali audio dall'Archivio Radio Rai. Musiche e suoni di sintesi sono parte dei documentari. Ideazione e cura: Edoardo De Falchi

Lista episodi

11 Lug 2024

1. Berlino 1929

Il primo documento viene dal 1929: Weekend, un "film acustico" di Walter Ruttmann, è il ritratto sonoro di un fine settimana a Berlino, ricomposto e montato in circa 11 minuti. Commissionato nel 1928 dalla radio di Berlino (e ritrasmesso da Radio3 in "Audiobox, Spazio multicodice", nel 1994), è in assoluto il primo esempio di musica concreta. Walter Ruttmann era diventato famoso l'anno prima con il suo film "Berlino – Sinfonia di una grande città" (1927), realizzato con le tecniche, soprattutto in fase di montaggio, riprese da Dziga Vertov ("L'uomo con la macchina da presa"). In Italia Ruttmann girò in seguito "Acciaio" (1933), il suo unico film di fiction, nelle fonderie di Terni con gli stessi operai come attori, ispirato a un soggetto di Pirandello (che però poi non volle riconoscere il film). Dai primi film astratti e d'avanguardia, di ispirazione costruttivista e sovietica, Ruttmann finì poi per collaborare con Leni Riefenstahl, nel famoso film di propaganda nazista "Trionfo della volontà" (1934), e poi per il montaggio di "Olympia" (1938).
12 min
11 Lug 2024

2. Milano 1954

"Ritratto di città", testo di Roberto Leydi, commento sonoro di Luciano Berio e Bruno Maderna, voci di Nando Gazzolo e Ottavio Fanfani (e con le voci di Marise Flasch e Cathy Berberian), è un altro grande classico della sperimentazione sonora, anche in questo caso una prima opera di musica concreta (italiana), importante per il lavoro pionieristico di manipolazione 'elettronica' dei suoni. Realizzato a Milano nel 1954, per far comprendere ai vertici Rai le possibilità dei nuovi mezzi tecnologici, venne per questo presentato al Prix Italia nel 1955, fuori concorso. Rappresenta quindi anche l'inizio dell'incredibile storia dello Studio di Fonologia di Milano, su cui potete ascoltare il bel documentario di Carla Fioravanti, realizzato per "Tre soldi".
32 min
11 Lug 2024

3. New York 1956

Meno conosciuta, ma veramente interessante è la figura di Tony Schwartz, l'autore del documentario audio su New York del 1956, in cui compare tra l'altro una registrazione di Moondog (e anche in questo caso ritroviamo un legame importante con la sperimentazione musicale). Nel suo lavoro come autore di pubblicità, Schwartz ha lasciato 15.000 spot, tra cui il primo mai realizzato contro il fumo. Molto efficace e famoso anche un suo spot politico, usato da Lyndon B. Johnson contro Barry Goldwater nel 1964, in cui la voce di una bambina che conta i petali di una margherita si trasforma nel countdown di un militare che annuncia un'esplosione nucleare. Tuttavia, Schwartz è importante soprattutto come archivista sonoro e sound-designer, oltre che come teorico dei nuovi media (Marshall McLuhan condivise una cattedra universitaria con lui). Soffrendo di agorafobia, però, non riusciva ad allontanarsi troppo da casa, per cui aveva convertito una piccola chiesa del suo quartiere in studio di registrazione (dove registrò tra l'altro musicisti come Harry Belafonte, Mahalia Jackson, Woody Guthrie e molti altri). La sua passione per l'universo sonoro, nata dopo un periodo di sei mesi di cecità durante l'adolescenza, lo spinse comunque a registrare per anni i suoni del suo quartiere a New York. La sua ampia collezione di registrazioni e la sua discografia (field recordings, folk music, audio documentari) è stata acquisita dopo la sua morte dalla Library of Congress. Tra i tanti premi ottenuti da Schwartz, il primo della sua lunga carriera fu il Prix Italia, ottenuto proprio per questo documentario, "Sounds of my city", tradotto e doppiato per la radio italiana come "Suoni della mia città - I rumori e le voci di New York".
34 min
11 Lug 2024

4. Tokyo 1957

Il documentario audio di Sergio Zavoli su Tokyo, "Cronaca di un giorno", è del 1957, un anno dopo quello di Schwartz (e un anno prima del suo "La Clausura", altro celebre vincitore del Prix Italia). Per quanto si dichiari estemporaneo, è in realtà costruito e scritto per restituire diversi momenti e aspetti di quella città. Zavoli non solo registra i suoni nei mercati, nei locali pubblici, per le strade, ma soprattutto racconta le usanze, spiega le cerimonie, gli spettacoli sportivi e teatrali, intervista i personaggi. Racconta di essere il primo a portare un microfono in una cerimonia di matrimonio giapponese, registrando un rito buddhista fino a quel momento segreto. Come Schwartz, sente che il microfono gli conferisce lo speciale potere dell'inviato speciale, il potere di esplorare luoghi nascosti, ficcanasare e scoprire tesori, costruire una narrazione coinvolgente anche assumendo il tono distaccato del divulgatore.
33 min
11 Lug 2024

5. Napoli 1978

Il documentario su Napoli e i suoi rumori, del 1978 (in onda all'interno di "Viaggio in decibel. Un'esplorazione nella galassia del rumore"), crea un forte stacco e ci riporta improvvisamente a un tempo più recente. Il fatto che contenga due lunghe interviste (a volte mixate con le registrazioni ambientali), ne fa un oggetto un po' diverso. E tuttavia, come dice Schwartz, il suono di una città è innanzitutto il suono della gente che ci vive. Il tema di queste registrazioni napoletane ruota intorno alle distinzioni tra rumore e chiasso, tra il suono o il silenzio di altre città e il vociare dei vicoli di Napoli, le voci della vita che si svolge tutta in strada, in una città che per vari motivi è un prototipo di teatro e non a caso ha il suo riflesso nel teatro popolare, nella sceneggiata napoletana. All'inizio di questo discorso, però, gli autori, Massimo Ghirelli e Claudio Bacchetti, sollevano un tema che riguarda anche gli altri audio documentari: «Questa è Napoli, paradigma di espressione sonora. Nella nostra ricerca abbiamo girato per vicoli, registrando rumori, voci, ambienti. L'immagine che ne usciva fuori, mentre eravamo sul posto, era un'immagine estremamente ricca, estremamente articolata e varia. La cosa strana è che invece poi, nel riascolto in studio, l'immagine sembra appiattita, omogenea. Ma questo appiattimento non corrisponde alla realtà». L'esperienza di essere dentro il suono di una città resta un'esperienza speciale, difficile da riprendere, da ricreare, da restituire.
30 min